SUPERPETROLIERA MC AMOCO HAVEN
ARENZANO (GE)
Costruita in Spagna e varata nel 1973 per l’americana AMOCO company, quarta di 4
sfortunate gemelle, la petroliera AMOCO MILFORD HAVEN cambiò proprietari
nell’’85 assumendo il nome di HAVEN e battendo bandiera cipriota.
Nel 1988, durante un viaggio dall’Arabia Saudita verso l’Indonesia, fu colpita
da un missile iraniano che causò ingentissimi danni (valutati in circa 80
milioni di dollari) e durante il trasporto verso i cantieri di riparazione a
Singapore, subì un nuovo attacco iracheno.
Nel 1991, al termine delle riparazioni (ammontare del costo 5 milioni di dollari
(???)), la nave riprese il mare e giunse a Genova il 7 marzo 1991 rimanendo in
rada davanti Arenzano fino al fatidico 11 aprile 1991.
La sorte delle altre 4 navi fu altrettanto nefasta: la "Amoco Cadiz" affondò il
16 Marzo 1978 davanti alle coste bretoni, versando in mare circa 230 mila
tonnellate di greggio, la Maria Alejandra, esplose l'11 marzo del 1980 davanti
alle coste della Mauritania, la "Mycene", esplose il 3 aprile del 1980 davanti
alle coste del Senegal.
L’incidente:
Dalle 12,15 del 11 aprile 1991, a seguito di un incendio sviluppatosi durante le
operazioni di travaso di parte del carico per riequilibrare la nave, una cortina
di fiamme e fumo avvolse per 70 ore l’agonizzante petroliera in rada nel punto
di fonda M; durante i tentativi dei rimorchiatori di agganciarla, la prua si
staccò affondando a 468mt di profondità, il 14 aprile i rimanenti 240 metri si
inabissarono a circa un miglio dal porto di Arenzano adagiandosi su un fondale a
–80mt in assetto di navigazione; per garantire la sicurezza dei naviganti fu
successivamente ridotto il fumaiolo segandolo a quota –33mt.
L’immersione:
Il relitto si trova a 1,2 miglia dalla riva al largo di Arenzano, è una fra le
più apprezzate immersioni su relitto d’Europa essendo a tutt’oggi il più grande
visitabile anche da subacquei ricreativi.
Il castello di poppa scende fino a –55mt coi suoi 7 ponti tutti visitabili
entrando dagli ampi finestroni e spostandosi da uno all’altro attraverso
suggestive scale interne o esterne. Le volte sono ancora madide di greggio ed il
sedimento è sottile e onnipresente: è obbligatorio quindi assumere un assetto
neutro perfetto evitando di sollevare sospensione che ridurrebbe la visibilità o
il rischio di restare impigliati.
E’ un’immersione impegnativa per vari fattori, fra questi:
• la zona è esposta a tutti i venti che spesso rendono il mare mosso aumentando
le difficoltà quando in sosta o eseguendo le tappe decompressive.
• Richiede attenzione elevata, il costante controllo della quota e della scorta
d’aria, buona preparazione fisica e sistema di coppia fin dalla discesa (da
eseguire assolutamente a contatto della cima come per la risalita!!!) da
eseguire con brio ma controllata per evitare carichi d’azoto eccessivi e\o
narcosi.
• E’ necessario seguire pedestremente le indicazioni avute in fase di breefing
evitando di eccedere nella profondità visto che si arriva con facilità estrema
oltre i limiti di non tossicità dei gas accumulati nei tessuti.
• Il sistema di coppia è basilare come in qualsiasi altra immersione ricreativa
e consigliata in esecuzione Tech.
• E’ consigliato (quando non dovuto) un deep stop.
• Si deve risalire sulla cima, in superficie sono predisposti trapezio con
bombola di aria e 4 erogatori a –6mt e bombola di ossigeno a –3mt oltre ad
alcuni pesi per eventuale necessità (se sottopesati può essere difficile la
sosta)
• N.B. Si presume che tutti i subacquei che effettuano tale esperienza siano a
conoscenza delle basilari conoscenze nello specifico delle immersioni profonde,
tuttavia è consigliabile un ripasso dei segnali, delle procedure d’emergenza e
delle modalità di gestione delle eventuali problemi nonché il controllo
dell’attrezzatura d’emergenza a bordo e di quella personale di ogni singolo
componente dell’elenco d’imbarco.
• La vestizione, sul gommone, deve essere accurata ma rapida, l’ingresso in
acqua dal gommone con capriola deve essere seguito dall’ok formale; la discesa
sulla catenaria faciliterà l’operazione anche se in presenza di corrente, ma è
consigliabile porre particolare attenzione alle concrezioni ed ai mitili che la
popolano poiché taglienti; una discesa costante ma briosa dovrà essere eseguita
dal gruppo compatto che eviterà in questo modo disparità nei tempi di fondo dei
singoli elementi. A pochi metri dalla superficie un primo controllo
dell’attrezzatura ed il conteggio dei componenti il gruppo anticiperà il check
profondo all’arrivo sulla tuga.
• La risalita è sulla catenaria già di discesa fino alla boa sommersa (boiler),
qui bisognerà firmare la lavagnetta ivi appesa (che sarà controllata da colui
che chiude l’immersione il quale conterà così nuovamente i componenti), quindi
si prosegue lungo la cima che porta al trapezio per le soste a 3 6 e 9 metri.
I percorsi:
Si scende lungo la cima fissata sul tetto del castello di comando (tuga del
cassero) (-32mt) senza posarcisi sopra per evitare di alzare sospensione e di
indebolire la struttura, qui troviamo ciò che resta della bussola magnetica a
prora e dell’albero portasegnali a poppa tagliato come il fumaiolo per garantire
una sicura navigazione in quelle acque; dal parapetto del cassero si può godere
della vista del piano di coperta che a perdita d’occhio si confonde 20 metri più
in basso, scavalcatolo si atterra davanti all’ingresso del 1° ponte di comando
(-37mt) visitabile entrando anche dai più suggestivi finestroni, qui si trova
ciò che resta di una sofisticatissima bussola sul quale ora è fissata l’icona di
un bambin Gesù di Praga posta a simbolo di devozione a quello che è divenuto il
secondo santuario sommerso della Liguria oltre al Cristo degli Abissi nella zona
di Portofino; attraverso una scala interna ci si cala al piano inferiore dov’è
visitabile il ponte del comandante (-40mt) con le cabine, il salotto, lo studio
e i servizi completamente disadorni, fuori dai locali sono visibili le ali di
plancia che si sono afflosciate per il grande calore. Corrente permettendo, si
segue la sagola che porta alla ciminiera (ovviamente a poppa) accompagnati da
nugoli di castagnole, una eventuale visita alle vicine bitte di carico dove
stazionano i favolosi anemoni gioiello indicherà la via per il ritorno sul tetto
e quindi l’inizio della risalita.
Molti altri percorsi sono eseguibili, si possono ad esempio visitare via via
tutti i ponti oltre i -40 metri: sotto gli alloggi del comandante si trovano il
ponte del direttore di macchina, il ponte ufficiali, il ponte barche, quindi il
ponte di coperta oltre il quale ci si arrischia nella visita dello squarcio
laterale, della sala macchine al limite di tossicità dell’ossigeno (-60/65mt);
timone ed elica poggiano a -80 metri.
Per i più esperti ed attrezzati, una variante è quella di eseguire l’immersione
scendendo sul piano di coperta (-54mt) passando a poppa del castello di comando,
atterrando quindi in prossimità dell’ingresso di una stiva nella quale
inabissarsi per raggiungere i -60mt, una rapida occhiata al nero più nero di
quell’enorme contenitore e poi si risale visitando le murate laterali del
castello di poppa dove sono ben visibili le ali equilibratrici afflosciate lungo
i lati per il forte calore dell’incendio. Una rapida visita all’interno del vano
ascensore o attraverso i corridoi dei piani di comando e poi su verso la cima di
risalita per giungere alle tappe decompressive (senza dimenticare il deco stop
di un minuto a -30mt).
Immersioni profonde
Sono eseguibili svariate altre immersioni a profondità elevate che richiedono
elevati livelli di esperienza e preparazione: l’immersione sul ponte barche dal
quale sono state calate le scialuppe all’ordine di “abbandonare la nave”, la
visita allo specchio di poppa dal quale sporgersi per intravedere il timone 25
metri più in basso, il ponte di coperta di prora dal quale dipartono le tubature
che lo percorrono per tutta la lunghezza e a poppa dove ci sono le grosse prese
d’aria dei motori a forma di fungo, la penetrazione nel cofano motore e nel
dedalo dei suoi corridoi e l’ingresso nello squarcio sulla murata laterale
causato dall’esplosione di una stiva.
L’immersione sul ponte barche di sinistra: arrivati sulla tuga del cassero ed
eseguito l’ultimo check si scende da poppavia fino a giungere sul terrazzo del
ponte di comando, quindi tenendo il cassero a destra si percorre, scendendo, il
suo emiperimetro accompagnati da nugoli di pesci che spesso stazionano in
prossimità dei bighi di carico poco distanti, sull’ampio pianoro troviamo
l’argano elettrico e le gru per le barche con i bracci protesi verso l’esterno a
testimonianza dell’avvenuta tragedia, affacciandosi dal piano si può vedere
l’ampio squarcio sulla murata causato dall’esplosione di una stiva. La risalita
lungo il fumaiolo guiderà a quote meno proibitive e raggiunta la tuga si troverà
la cima per la risalita.
Immersione sullo specchio di poppa: l’immersione è da considerarsi altamente
impegnativa dato che, alla profondità di -57 metri, si è praticamente in mare
aperto ed esposti alle correnti che lambiscono il relitto senza riparo
soprattutto se ci si sporge oltre il parapetto per vedere il timone e l’elica
poggiati a -80mt. Il percorso è semplice, dall’ultimo check control sulla tuga
si scende in diagonale verso poppa lasciando il fumaiolo sulla sinistra e
superandolo per atterrare sull’ampio pianoro dove sono visibili i primi segni di
cedimento strutturale, al rientro il fumaiolo ancora a sinistra per vedere la
porzione di nave non goduta all’andata.
Immersione nel cofano motore: è una fantastica e difficile immersione con
penetrazione da eseguire solo se preparati, lucidi e attrezzati; a poppa, fra il
cassero e il fumaiolo, a -54 metri, vi è l’apertura che permetteva di far
giungere le parti di ricambio o scorta sino alla sala macchine, penetrando al
suo interno si raggiunge il ponte dal quale partono i corridoi che giungono ai
vani motore ed a quelli dove trovano ricovero le bombole di gas inerte che
servivano per l’estinzione degli eventuali incendi in quella parte della nave.
L’esecuzione dell’immersione prevede un ottimo assetto e attenzione soprattutto
nei passaggi interni vista la possibilità di incastrarsi con l’attrezzatura
negli angusti spazi
Immersione allo squarcio sulla fiancata: questa immersione è da considerare
molto impegnativa, la quota che si raggiunge si attesta a -65 metri, si naviga
in parete o praticamente nel blu esponendosi alle correnti subacquee, le lamiere
sono divelte verso l’esterno a testimonianza di un’esplosione avvenuta
all’interno dei locali e sono taglienti. Per l’esecuzione è bene considerare
anche il fattore tempo fin dalla discesa che deve essere brillante, eseguita
scivolando lungo l’ala equilibratrice afflosciata di sinistra o parimenti lungo
la murata di sinistra del castello di comando, lasciandosi cadere poi dal
parapetto del ponte barche fino a raggiungere l’ampio squarcio che permette
l’ingresso nella stiva, suggestivo è misurare la dimensione di questo enorme
contenitore cercando invano di scorgerne le pareti puntando il faro nel buio che
ne inghiottirà la luce. Voltandosi indietro la sensazione di chiuso è mitigata
dalla luce che passa dallo squarcio che indica la via del ritorno; la risalita è
intervallata dal minuto di deco stop a 30 metri e dalle tappe decompressive a -5
e -3 metri, tanto più lunghe quanto più elevato il tempo di fondo.
Il ponte di coperta: a prora del castello di comando il ponte è percorso dai
tubi dell’oleodotto per il carico e lo scarico del greggio, sicuro ricovero per
murene e gronghi e per le immancabili aragoste che a queste profondità (circa
-60mt) hanno il loro habitat naturale. A poppa il riparo è a loro offerto dai
vari ammassi di materiale metallico, dai suggestivi funghi che fungevano da
prese d’aria per i motori, dagli anfratti alla base dei bighi di carico. Laggiù
purtroppo i tempi sono ridottissimi per chi respira aria, perciò è bene non
prolungare troppo la visita e risalire guidati dal fumaiolo a quote meno fonde.
Requisiti
E' richiesto il brevetto avanzato ed almeno 20 immersioni profonde registrate
sul Log Book come da ordinanza n°18/99 della Capitaneria di Porto di Genova; è
obbligatorio esibire, prima dell'immersione, il brevetto in possesso. I
subacquei non potranno raggiungere profondità superiori a quelle risultanti dai
brevetti che li abilitano.
Consigli pratici
Il sito d’immersione è in aperto mare, quindi talvolta si è in presenza di onde,
è consigliabile per chi patisce un pasto leggero ma non il digiuno; gli effetti
delle onde si sentono sul gommone quando non si è in navigazione, è opportuno
quindi scendere in acqua velocemente quando arrivati, l’odore di benzina aumenta
il disagio ed il mal di mare ma la navigazione è decisamente breve; in barca
ognuno deve avere la propria attrezzatura in prossimità; sul trapezio per la
sosta decompressiva è opportuno se possibile non accalcarsi.
Dati tecnici:
tipo
superpetroliera
profondità min -32mt
max -80mt
fondo sabbia
difficoltà impegnativa
corrente occasionalmente forte
ingresso su pedagno
gps
Lat. 44°22’25.75”N Long. 008°41’59.58”E
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