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Radiogiornale: Recupero del relitto dal lago

 

 

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Ieri, addì 24 marzo 2013, in supporto al nucleo sommozzatori della Protezione Civile, in una uggiosa domenica senza vento, nelle gelide ed oscure acque del lago di Avigliana, si è prodigato con italica fierezza e caparbia determinazione un motivato gruppo di uomini rana che, forti della preparazione tattica e delle attrezzature d'avanguardia disponibili, si sono fatti strada fra i flutti per raggiungere l'inabissata destinazione: il relitto di una imbarcazione a vela di autoctona proprietà, vittima dell'infausto accanirsi degli eventi meteorologici della decade passata.

Strappata alle amorevoli cure dell'antistante Circolo Velico dall'iracondia del capriccioso Poseidone ed adagiatasi in assetto di navigazione, il Farfui (tale è il nome del natante) ha atteso sul lacustre fondale l'intervento dei prodi soccorritori che, con spirito di corpo ed abnegazione, si sono immersi nelle gelide acque sfidando le intemperie e la fatica per fissare palloni di sollevamento, argani, verricelli, funi, ganci e speranze a quella imbarcazione, così da poterle ridonare la libertà, carpendola dalle grinfie del lago.

Grande la fatica, alimentata dal pungente freddo che ha mietuto non poche vittime fra i soccorritori, e grandi le difficoltà per raddrizzare e poi vuotare il ventre colmo d'acqua, allorché in superficie, di quella barca che faticava a riprendere la sua naturale posizione a pelo d'acqua; nulla ha potuto però il capriccioso spirito di quei luoghi contro il poderoso intervento degli uomini del Genio e delle loro attrezzature. 

Un'ovazione ha salutato il riemergere del natante ed i nostri eroi sono stati calorosamente ringraziati da un pubblico festante che, fra lanci di petali e baci di eteree giovinette, hanno guadagnato l'encomio per l'ottimo risultato ottenuto ed hanno finalmente goduto delle libagioni offerte, pronti per un futuro, ennesimo intervento.

 

 

Come nella celeberrima immagine dei marines in Normandia, i Nostri d'Italia sono qui immortalati mentre congiuntamente issano l'albero in verticale, quasi a voler dimostrare che lo sforzo comune garantisce spesso il risultato.
 

 

 

 

 

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