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Tuffo in "pedocera"

 

Fra le tante restrizioni e divieti alla balneazione, immersione, pesca  su strutture fisse o mobili, un'ordinanza della capitaneria di porto relativa gli impianti di coltura in mare, vieta l'avvicinamento ad esse oltre i 100mt dalle boe di segnalazione e solo grazie una specifica autorizzazione ho avuto accesso ad un impianto di mitilicoltura in Muggia (TS), dove, incontrato Roberto intento nel suo lavoro, ho potuto scattare alcune foto che ritraggono la scenario spettrale ed affascinante di quelle che, in zona, vengono chiamate Pedocere (le cozze vengono chiamate “pedoci”).

Ai lunghi filari sostenuti da boe galleggianti sulle quali riposano i cormorani, sono appesi i “libani” ai quali attecchiscono e crescono le cozze; compito degli operatori quali Roberto, è quello di sfoltire, selezionare ed asportare il prodotto giunto a maturazione, per poi commercializzarlo.

Una grande quantità di pesce si ammassa sotto la barca intenta nelle operazioni di pulizia, quando tramite ancorette vengono sollevate le funi sospese, ma solo grazie alle indicazioni date dal barcaiolo, ho avuto modo di nuotare in mezzo a nuvole di cefali, occhiate, aguglie, tanti pesci quanti non ne avevo mai visti.

La scarsa visibilità data da un fondo fangoso aumenta la spettralità del luogo, aumentando l'emozione per l'inconsueta avventura.


 

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