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SPIAGGIAMENTO

 

Non è demagogia ma una reale tristezza quella che mi spinge a scrivere di un fatto luttuoso che sempre più spesso si affaccia alle cronache della marineria: l'inspiegabile  arenarsi dei cetacei sulle spiagge anche italiane.

Un caro amico  in gita nel Gargano mi ha chiamato mercoledì per darmi la ferale notizia: un gruppo di almeno 9 capodogli si era arenato sulla spiaggia e già molti curiosi iniziavano ad avvicinarsi armati di buona volontà ma assolutamente inermi di fronte a tali stazze; gli animali sono infatti tutti adulti di 10\12 metri di lunghezza e il fondale di pochi centimetri avrebbe reso inutile qualsiasi tentativo artificiale di rimozione dei vivi, solo l'alta marea aveva permesso a due di questi di riguadagnare il largo.

La mole di questi mammiferi marini è tale che nei casi di spiaggiamento è il proprio stesso peso che fa collassare i polmoni e l'azione diaframmatica risulta inefficace, portando alla morte per asfissia gli sfortunati giganti del mare, quindi anche nell'improbabile caso si riuscisse a liberarli verso il mare aperto, sarebbero comunque condannati a morire asfissiati per i danni cagionati dalla permanenza, anche breve, fuori dall'acqua.

La presenza di questi animali nel Mediterraneo è da sempre nota e monitorata anche, se normalmente si segnalano nel mar Tirreno dove sono presenti fosse profonde migliaia di metri (abituali zone di caccia di questi mammiferi), meno comuni nell'Adriatico dove la profondità massima nelle acque meridionali è di 1230mt ma scende alla media di soli 60\70mt del medio alto versante.

Al solito le cause della sciagura saranno imputabili ipoteticamente ad un virus, all'improvvisa follia o stanchezza del capo branco, all'alterazione percettiva della direzione a causa dei sonar della marina militare od ai lavori di impianto di strutture estrattive in alto mare, fatto sta che quello che un tempo veniva definito suicidio di massa (spesso dei tursiopi), continua a fare notizia anche qui in Italia, quasi fosse una macabra gara al peggio.

Non ho proposte solutive al problema, non intendo polemizzare su un fatto potenzialmente naturale, resta però in me il dispiacere che nasce dalla consapevolezza che lo spezzarsi di un anello forte come quello rappresentato da predatori in cima alla catena alimentare di enorme stazza in un bacino limitato come quello mediterraneo, porti inevitabilmente a nuovi scompensi e nuove difficoltà per il riequilibrio naturale, aggiunto a quelli tristemente noti causati dall'uomo.

 

 

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